Tunigas, Bestimentas e… Galania.

Questa pubblicazione parte/prende avvio da una mostra realizzata nel settembre del 2005 presso la casa Garau a Thiesi dal titolo Tunigas, bestimentas…e galania: l’abbigliamento a Thiesi tra ‘800 e ‘900.

La mostra aveva come fonte i ricordi delle persone che oggi hanno almeno 70 anni e che spesso hanno anche indossato, prima dell’ultima guerra, bunneddas a coa o muncaloros ispartos, nonché le numerose fotografie e le cartoline postali, gli articoli o gli studi effettuati in merito: tutto questo faceva da supporto agli oltre 250 “pezzi” autentici esposti, tra i quali c’era anche un vasto assortimento dell’abbigliamento signorile del periodo. Aveva, raggiungendolo, l’obiettivo sia di “mostrare” per ricordare, sia di stimolare l’interesse e la disponibilità di tutti: e molti hanno collaborato, mettendo a disposizione coritos, bunneddas e cabaneddos che, per affetto e gusto del bello, avevano conservato, ed anche altri capi, considerati di scarso valore e quasi dimenticati, che ci hanno invece fornito notevole materiale di studio. I pezzi più antichi risalivano, secondo una valutazione non specifica ma non superficiale, ai primi decenni della seconda metà dell’Ottocento*: 

Sono stati rispolverati ed esposti in quella occasione, capi di abbigliamento comuni nell’uso ancora negli anni cinquanta, le “gonne copricapo” o i grandi fazzoletti rettangolari ed altri, come sas falditas a corros, che fanno ormai parte dei nostri ricordi di infanzia; di altri splendidi capi quali le camicie maschili di lino ricamate si era pressoché persa anche la memoria.

In questi ultimi decenni, infatti si è folkloristicamente identificato l’abbigliamento tradizionale femminile ad esempio, con quello di gala, il classico “costume rosso”: così è stato codificato, ma quello, su ‘estire de gala o su ‘estire ruju, era solo l’abito da sposa delle donne di Thiesi ancora fino agli anni ’60, ed anche oltre. Ma, come si vestivano nel quotidiano i thiesini nella prima metà del Novecento? E cioè prima di quel vero terremoto, anche culturale in senso lato, che è stata la II° guerra mondiale. Possiamo dire: bene. Nel senso che la creatività, l’abilità e la maestria di artigiani/e specializzati o l’abilità domestica de sas pobiddas erano in grado, all’interno di una tipologia di abbigliamento più o meno fissa e convenzionale, di operare variazioni e mostrare oltre alla mentalità ed al gusto personale, il ceto sociale, il mestiere e tanti altri aspetti, tra cui fogge, colori, gusti e modalità di utilizzo relativamente a diversi capi di abbigliamento, compresi anche quelli di origine cittadina ma sapientemente rifatti  ed adattati in casa; creatività e maestria che, inoltre, se non sopperivano, almeno tentavano di arginare la scarsa disponibilità economica dei più e, soprattutto in certi periodi, anche la difficoltà a reperire stoffe e trine d’importazione,  utilizzate per l’abbigliamento fin dal secolo XIX.

La presente pubblicazione contiene vari segmenti, esito dello studio e dell’approfondimento sul tema: una descrizione del sistema vestimentario thiesino, una ricerca archivistica, uno studio specifico sui particolari ed eccezionalmente belli bentones maschili ed intende anche formulare ipotesi sulle varie tipologie di decori, sui colori usati e sui lori significati. A documentazione alleghiamo numerose fotografie, sia datate che realizzate in occasione della mostra.

Infine ci è sembrato interessante inserire anche una piccola raccolta di cartoline postali che, pur non avendo valore documentario in senso assoluto, sono invece testimoni di un gusto diffusosi tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento che andava alla ricerca di aspetti della vita quotidiana e del modo di abbigliarsi di luoghi sconosciuti e “lontani nel tempo” soprattutto delle zone rurali dell’Italia.

Si può raccontare la storia del proprio paese in vari modi e da varie prospettive: farlo su un aspetto quale l’abbigliamento - dei nostri nonni e nonne - solo apparentemente esteriore in quanto evidenzia aspetti invece essenziali quali la mentalità, l’economia e i valori di riferimento, risulta coinvolgente e appassionante. Speriamo perciò almeno di destare la curiosità di tanti perché - siamo convinti - la riflessione e la valorizzazione di uno degli aspetti cosiddetti minori della storia, può contribuire alla crescita culturale del nostro paese, proprio in quanto anch’esso esito e manifestazione culturale di chi la storia l’ha già fatta/vissuta.

*Ricordiamo che non è sempre facile reperire capi d’abbigliamento d’epoca e ciò per vari motivi: l’abitudine a seppellire i propri cari con il vestito migliore, debitamente preparato e conservato po sa morte; la facile deperibilità dei tessuti e lo scarso numero di indumenti a disposizione che andavano utilizzati fino alla completa usura; l’ansia di rinnovamento acritica degli anni 50-60, che si è sbarazzata di tanti aspetti della nostra cultura e tradizione in quanto li riteneva sorpassati.

Giovanna Chesseddu

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